In una serie di riprese di forte efficacia rappresentativa, un assortimento d’individui di varie nazionalità procede in fila su un'enorme pista d'atterraggio desolata. Il gruppo si appresta con ordine, silenziosamente, verso una scala, del tipo di quelle utilizzate come intermezzo d’accesso negli aerei. In realtà però il velivolo non è presente e la scala conduce su uno spazio lasciato vuoto, abbandonando così i passeggeri nell'attesa e nell'incertezza. L'opera incarna la sensazione di sospensione e vulnerabilità di coloro che intraprendono viaggi per raggiungere nuove terre e che, privi di documenti, si trovano confinati in luoghi di detenzione temporanea, in attesa di essere rimpatriati. Attraverso questo video, l'artista ci immerge nella prospettiva dell'"altro" e del “migrante”, testimonianza diretta della biografia di Paci stesso, di origini albanesi ma emigrato in Italia, che rievoca i massicci flussi migratori lungo l'Adriatico diretti dall'Albania all'Italia all'inizio degli anni '90.